M: Bentornato, Discepolo.
D: Ciao, Maestro! ☺️
M: Sei più contento del solito?
D: Sono sempre contento quando parlo con te, ma oggi di più. È vero.
M: Goditi la contentezza, ma non farti prendere dalla contentezza.
D: Cosa intendi?
M: Quando proviamo emozioni forti, «positive» o «negative», tendiamo a concederci totalmente ad esse, perdendo contatto con la nostra identità reale, il punto di equilibrio.
D: Sentire profondamente un’emozione è uno sbaglio?
M: No, assolutamente. Lo «sbaglio», se così vuoi chiamarlo, è perdere contatto con ciò che sei.
D: Uhm… e cosa sono? Chi sono? Mi avevi accennato qualcosa l’ultima volta, ma poi ti sei fermato.
M: Riprendiamo il discorso.
D: Grazie, lo apprezzo.
M: Pensiamo a un’emozione forte. Cosa accade quando, ad esempio, provi rabbia nei confronti di qualcuno?
D: Credo che potrei arrivare ad urlargli addosso e a scagliarmici contro!
M: Si, ok, ma cosa accade dentro di te?
D: Accade che mi sale la rabbia fino al punto di non riuscire a controllarmi!
M: E perché la rabbia «ti sale»?
D: Perché c’è qualcosa che mi fa arrabbiare, che mi infastidisce, che non accetto, che non tollero, che mi fa impazzire!
M: Fa impazzire «chi»?
D: …
M: Perché taci?
D: Sto pensando…
M: Non pensare, senti. «Chi» impazzisce dalla rabbia?
D: Se ti rispondessi «io», poi te ne usciresti con un «io chi?».
M: 😁😁😁
D: Indovinato? 😎
M: Torniamo seri.
D: Ok, magari qualcuno ci ascolta…
M: C’è una parte di te, il vero te, che può testimoniare tutto… restando in silenzio.
D: Ehm…
M: Quando parli della rabbia, c’è «qualcosa» che la sente. Quando arriva un pensiero, c’è «qualcosa» che lo osserva. Quando provi una sensazione fisica, c’è sempre quel «qualcosa» che la percepisce.
D: Si, ci sono io…
M: Si, ci sei tu, ma non il «tu» a cui fai riferimento tu…
D: 😳😳😳
M: Se togli tutti gli oggetti (il tuo corpo, i tuoi sentimenti, le tue sensazioni e i tuoi pensieri), cosa resta?
D: IO! Resto IO! Cioè il senso di essere cosciente di tutto… Giusto?
M: Guarda che non è un quiz, Discepolo…
D: Scusa… ☺️
M: Comunque la tua risposta mi piace, rende il senso che volevo trasferire. Hai scelto parole molto efficaci. Bravo.
D: Grazie, mi rendi felice.
M: La sensazione di essere cosciente è il soggetto, immutabile ed eterno, ed è indipendente dagli oggetti percepiti.
D: In che senso «immutabile ed eterno»?
M: Quando eri bambino, quella sensazione era lì. Quando eri ragazzo, quella sensazione era lì. In questo momento, quella sensazione è lì. Immutabile e, quindi, fuori dal tempo (eterna).
D: Lì dove?
M: Al centro dell’essere. Quella sensazione è l’essere. Tu sei l’essere, pura coscienza impersonale (individuata) che si manifesta in un corpo fisico dotato di una mente duale attraverso la quale può percepire gli oggetti… ma anche sé stessa!
D: Maestro… mi sono perso…
M: Meraviglioso! 😁
D: Eh… meraviglioso…
M: Ne parliamo un’altra volta. Come ti senti adesso?
D: Confuso… come spesso mi accade con te!
M: Quindi non sei più contento?
D: All’inizio ero contento ed euforico. Ora mi sento proprio giù… perché mi accorgo che non ci capisco nulla!
M: Dalle stelle alle stalle, Discepolo! Ora sei molto triste perché prima eri molto felice. Devi imparare a ridurre la distanza tra la felicità e la tristezza, due diverse gradazioni della stessa «sostanza emotiva».
D: Maestro, abbi pazienza… ti dispiace se ci fermiamo? Non riesco più a seguirti…
M: Certo, fermiamoci, ma ripensa più volte a ciò che ci siamo detti e cerca di scendere in profondità. Poi, forse, ne riparliamo.
D: «Forse»… uff… ok…
M: Addio, Discepolo.
D: Addio… 😔
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