Lavoro su di Sé – Senso di Identificazione e Attaccamento, guardando la partita in TV!

Lavoro su di Sé - Senso di Identificazione e Attaccamento, guardando la partita in TV!

Attraverso il Lavoro su di Sé, un’Anima si disidentifica dalla personalità e si identifica pienamente con sé stessa.

Il senso di identificazione è la “croce” che l’Anima deve portare per riscoprirsi IMMORTALE.

Senza identificazione, però, l’Anima non avrebbe la possibilità di conoscersi.

L’identificazione è possibile grazie all’AUTOCOSCIENZA, quel fenomeno interiore che consente ad un individuo di sentirsi tale (cosciente di sé stesso), cioè separato dagli altri e dal “mondo esterno”.

Senso di identificazione e attaccamento vanno di pari passo. L’uno non può esistere in assenza dell’altro.

Sono sempre stato uno sportivo. Ho praticato sport ad alti livelli e mi ha sempre appassionato il calcio.

Poco più di una settimana fa si è concluso un trionfante ed emozionante Europeo, che ha regalato meravigliose emozioni (Superiori, per chi non si è lasciato prendere dall’euforia ma ha sfruttato l’evento per lavorare sull’apertura del Cuore) a tutti i tifosi dell’Italia.

Rispetto ai passati appuntamenti sportivi, stavolta ho deciso di approcciarmi all’evento nell’ottica del Lavoro su di Sé.

Precisamente, mi sono imposto di auto-osservarmi durante la visione delle partite, al fine di lavorare alla disidentificazione e al non attaccamento.

Avendo praticato sport a livello agonistico fin da piccolo, la prima cosa di cui mi sono reso conto è stata che, in realtà, l’attaccamento non era tanto alla squadra in sé, quanto al desiderio di competere, primeggiare e vincere, tre aspetti che hanno caratterizzato la mia adolescenza quando – anche grazie a loro – ho raggiunto importanti traguardi sportivi.

I princìpi del lavoro su di sé ho cercato di applicarli durante tutte le partite dei campionati europei di quest’anno, ma in questo post mi riferirò al match clou, vale a dire la finalissima contro l’Inghilterra.

Buona lettura.

Lavoro su di Sé – Senso di Identificazione e Attaccamento, guardando la partita in TV!

  1. È il giorno di Inghilterra – Italia, finale di Euro 2020 (anche se si gioca nel 2021), e una persona cara mi chiede di andarla a vedere a casa sua, insieme ad altre persone. Nonostante in queste occasioni preferisca restarmene solo e tranquillo, decido di accettare.
  2. Arrivato sul posto, a pochi minuti dall’inizio della partita, ho subito la conferma di non trovarmi nell’ambiente adatto per godermi la partita come vorrei, ma resto semplicemente in auto-osservazione e sfrutto ogni fastidio per lavorare su di me, avendo deciso di farlo fin dall’inizio.
  3. Wembley, atmosfera caldissima. Oltre 60.000 tifosi. Una sparuta minoranza di italiani. “Ci sarà ancora più gusto nel batterli a casa loro!” (è il pensiero che hanno avuto in molti e che è affiorato qualche giorno prima anche nella mia testa).
  4. Inni nazionali: gli inglesi fischiano l’inno italiano. E io mi auto-osservo.
  5. Comincia la partita. Divido l’attenzione tra ciò che accade nel campo e ciò che succede dentro di me.
  6. Pochi minuti e… segna l’Inghilterra… Rimango apparentemente impassibile, ma dentro lavoro in modo molto attivo!
  7. La partita prosegue, l’Italia sembra riuscire a comandare il gioco, a tratti, pur non mostrando grande forza offensiva. Condivido qualche opinione con chi mi è accanto, rispetto all’attacco e, in particolare, al calciatore Ciro Immobile, che secondo me è stato all’altezza esclusivamente per le due partite d’esordio.
  8. Finisce il primo tempo. L’Italia ha bisogno di una scossa. La sensazione non è positiva. L’Inghilterra conferma la sua grande solidità difensiva e, pur non risultando particolarmente pericolosa, dà comunque l’idea di poter sferrare il colpo mortale (2-0) in qualunque momento, magari ripartendo in velocità.
  9. Squadre di nuovo in campo. Ho più fiducia. L’Italia comincia a tenere il pallone con maggiore sicurezza e autorità, ma continua a non essere molto pericolosa… fino al 67esimo, quando Leonardo Bonucci segna il gol del pareggio! Esulto… moderatamente.
  10. La partita continua. La squadra italiana sembra stanca. C’è un’occasione per il 2-1, che però viene fallita. La sensazione (mia) è che improvvisamente la situazione possa precipitare e che il sogno europeo possa svanire… ma si continua, fino al 90esimo… e poi al 120esimo.
  11. Calci di rigore. Un susseguirsi di emozioni altalenanti. Dalle stelle alle stalle… e poi nuovamente alle stelle… fino alla gioia finale: Italia campione d’Europa!!!

Lavoro su di Sé – Senso di Identificazione e Attaccamento, guardando la partita in TV! – Approfondimento

È il giorno di Inghilterra – Italia, finale di Euro 2020 (anche se si gioca nel 2021), e una persona cara mi chiede di andarla a vedere a casa sua, insieme ad altre persone. Nonostante in queste occasioni preferisca restarmene solo e tranquillo, decido di accettare.

Stavolta ho deciso, contravvenendo alla regola abituale, di accettare l’invito a guardare la partita in gruppo, anche per uscire dalla zona di comfort e vedere, così, maggiori porzioni di ombra inconscia.

Arrivato sul posto, a pochi minuti dall’inizio della partita, ho subito la conferma di non trovarmi nell’ambiente adatto per godermi la partita come vorrei, ma resto semplicemente in auto-osservazione e sfrutto ogni fastidio per lavorare su di me, avendo deciso di farlo fin dall’inizio.

La prima sensazione, quando sono arrivato, è stata quella di non essere nel posto giusto. Ma questo pensiero è scaturito dalla personalità/ego, la quale avrebbe preferito starsene a casa, tranquilla e senza fastidi, cibandosi dell’energia emozionale emersa durante la partita. Questo aspetto è molto importante perché, consapevolmente, ho deciso di guardare in faccia i miei demoni interiori in un contesto che li avrebbe fatti emergere più facilmente.

Wembley, atmosfera caldissima. Oltre 60.000 tifosi. Una sparuta minoranza di italiani. “Ci sarà ancora più gusto nel batterli a casa loro!” (è il pensiero che hanno avuto in molti e che è affiorato qualche giorno prima anche nella mia testa).

Questo pensiero, sposato anche da me qualche giorno prima, è il chiaro frutto dell’identificazione con una delle parti. Quando tifi per una squadra, le tue emozioni (positive in caso di vittoria e negative in caso di sconfitta) sono direttamente proporzionali al livello di identificazione e attaccamento. Più quella squadra entra a far parte della tua identità, più soffri o gioisci in relazione ai risultati che consegue. E questo accade sia in ambito sociale (sport, politica, religione ecc…) che in ambito personale (attaccamento a cose, persone ecc…).

Inni nazionali: gli inglesi fischiano l’inno italiano. E io mi auto-osservo.

Un’infinitesimale parte di me ha condannato i tifosi inglesi. In realtà, il pensiero giudicante era privo di impregnazione emotiva. Quindi… bene così!

Comincia la partita. Divido l’attenzione tra ciò che accade nel campo e ciò che succede dentro di me.

Dividere l’attenzione è una capacità che occorre assolutamente acquisire. Puoi esercitarti guardando la TV, leggendo un libro o lavando i piatti… Le possibilità sono molteplici. Tutto ciò che devi fare è dividere, appunto, l’attenzione, indirizzandone una parte a ciò che stai facendo/vedendo, e un’altra alla tua Presenza, alla Sensazione di Esistere, di Esserci. Anche se a fasi alterne, l’ho fatto spesso durante la partita.

Pochi minuti e… segna l’Inghilterra… Rimango apparentemente impassibile, ma dentro lavoro in modo molto attivo!

Le cariche emotive legate al fallimento, al senso di sconfitta, alla delusione… sono subito emerse (anche se molto prematuramente) dopo il gol subito, ed io ne ho approfittato per lavorarci su. All’esterno apparivo impassibile. Il Lavoro su di Sé (me) avveniva DENTRO.

La partita prosegue, l’Italia sembra riuscire a comandare il gioco, a tratti, pur non mostrando grande forza offensiva. Condivido qualche opinione con chi mi è accanto, rispetto all’attacco e, in particolare, al calciatore Ciro Immobile, che secondo me è stato all’altezza esclusivamente per le due partite d’esordio.

Qui il lavoro su di sé (me) l’ho svolto sull’insofferenza rispetto alla scarsa utilità di un calciatore. Il senso del giudizio si è manifestato in modo più evidente, perché ho osservato anche il fastidio che emergeva dopo alcune sue azioni fallite, nonché la frustrazione e il senso di impotenza… perché, se fossi stato io l’allenatore, l’avrei sostituito ben prima. In ogni caso, questo mostra quanto io TENESSI alla vittoria dell’Italia, all’identificazione e all’attaccamento al risultato sportivo! Si tratta di un aspetto di me che richiede più lavoro, poiché – come detto in apertura – ha caratterizzato molti anni della mia vita sportiva.

Finisce il primo tempo. L’Italia ha bisogno di una scossa. La sensazione non è positiva. L’Inghilterra conferma la sua grande solidità difensiva e, pur non risultando particolarmente pericolosa, dà comunque l’idea di poter sferrare il colpo mortale (2-0) in qualunque momento, magari ripartendo in velocità.

Qui ho osservato uno strano mix di ottimismo e pessimismo: “Ce la possiamo ancora fare!”“Prenderemo un altro gol e sarà tutto vanificato!”. Da notare che entrambi i pensieri sono formulati in prima persona plurale. Questo rafforza il senso di identificazione e mostra come io mi sentissi parte della squadra (a sua volta parte di me).

Squadre di nuovo in campo. Ho più fiducia. L’Italia comincia a tenere il pallone con maggiore sicurezza e autorità, ma continua a non essere molto pericolosa… fino al 67esimo, quando Leonardo Bonucci segna il gol del pareggio! Esulto… moderatamente.

Il senso di fiducia è aumentato progressivamente, fino al gol del pareggio. Nonostante stessi lavorando su di me attraverso l’auto-osservazione (Intenzione Spirituale n. 2), al gol di Bonucci ho avuto una reazione automatica che mi ha portato ad esultare in modo inconsapevole, diventando burattino della personalità (benché la sensazione, per l’ego, fosse più che piacevole!).

La partita continua. La squadra italiana sembra stanca. C’è un’occasione per il 2-1, che però viene fallita. La sensazione (mia) è che improvvisamente la situazione possa precipitare e che il sogno europeo possa svanire… ma si continua, fino al 90esimo… e poi al 120esimo.

Qui si è fatta nuovamente viva la paura del fallimento… seguita da un sospiro di sollievo dopo il fischio finale, ma anche dall’ansia per la lotteria dei calci di rigore. Diciamo che al fischio finale ho avuto molto su cui lavorare 🙂

Calci di rigore. Un susseguirsi di emozioni altalenanti. Dalle stelle alle stalle… e poi nuovamente alle stelle… fino alla gioia finale: Italia campione d’Europa!!!

Dove, però, il lavoro su di sé ha raggiunto le sue vette più alte, è stato durante i calci di rigore. Il motivo è molto semplice: un gol o un errore ti possono portare in alto e in basso in un men che non si dica. Più sei SVEGLIO (più sei al CENTRO), maggiore è la capacità di OSSERVAZIONE della fluttuazione emotiva. Durante i rigori ho lavorato tantissimo proprio con l’intenzione di restare al centro, anche se le emozioni che mi possedevano erano in certi casi talmente forti, che non ho potuto evitare di esultare… “CAMPIONI D’EUROPA!“.

Alla fine, quando i calciatori si sono abbracciati, piangendo ed esultando tra loro e con il loro pubblico, la commozione ha preso anche me. In questo caso, però, si è trattato di Emozioni Superiori: GIOIA, GRATITUDINE, SENSO DI FRATELLANZA, AMORE, RESA, ACCETTAZIONE, PACE… Alcuni dei mattoncini con cui costruire e rafforzare, sempre più, la nostra Anima.

Chiudo con un’osservazione su una delle cose più interessanti che ho notato (e che credo debba far riflettere anche te): nonostante ormai lavori su di me da molto tempo, c’è ancora un’enorme porzione di ombra inconscia da integrare, che ancora scalpita sotto la superficie!

Il racconto della mia finale degli europei 2020 (2021) finisce qui. Spero tu possa trovarvi spunti per l’applicazione del lavoro su di sè alla tua preziosissima Vita.

GRAZIE

Anima sul Sentiero
Sii la Fiamma che arde nella notte.

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