Lavoro su di Sé – Arrendersi… nel traffico infernale!

Lavoro su di Sé - Arrendersi... nel traffico infernale!

Il Lavoro su di Sé è la chiave per uscire dalla meccanicità della personalità e spostare gradualmente l’identificazione all’Essenza, al Seme Divino, all’Anima che va coltivata e sviluppata giorno per giorno, incessantemente.

La cosa fantastica del Lavoro su di Sé è che non servono particolari condizioni esteriori, per poterlo mettere in pratica. Occorre solo essere dotati di un corpo fisico che assolva alle funzioni di base e ti consenta di percepirti come individuo.

In quest’articolo (che rientra nella categoria dedicata “Lavoro su di Sé“) descriverò ed analizzerò dettagliatamente, dal punto di vista del Lavoro su di Sé, le fasi di un’esperienza recente che mi ha visto imbottigliato nel traffico in una situazione che avrebbe potuto tranquillamente portarmi in uno stato interiore di totale identificazione con la personalità, se solo avessi ceduto il fianco all’ombra inconscia emersa.

Buona lettura.

Lavoro su di Sé – Arrendersi… nel traffico infernale!

  1. Entro in auto e parto alla volta di un posto che abitualmente raggiungerei in 5 minuti. Siccome ho un appuntamento alle 18.30 (e considerando il traffico di agosto) mi avvio un’ora prima.
  2. Si procede a passo lento. Molto lento. Ma, siccome ho percorso oltre 2/3 del tragitto e sono ancora le 17.50, avverto ancora un oceano di pace dentro di me.
  3. La situazione inizia a complicarsi nel momento in cui raggiungo il parcheggio: posti disponibili: ZERO. Auto incolonnate in ogni dove. Chi suona di qua, chi di là… Scooter che ti passano dappertutto… Insomma, condizioni ideali per il Lavoro su di Sé.
  4. Non potendo parcheggiare, sono costretto a proseguire sperando di riuscire a fare inversione di marcia poco più avanti (dove la faccio di solito) per poi trovarmi, al ritorno, in posizione strategica per incolonnarmi ed eventualmente fare la fila per il parcheggio. Sono le 18.10.
  5. Mentre mi avvicino alla zona dell’inversione di marcia, comincio a vedere l’ansia e la frustrazione che turbano la quiete dell’oceano di pace. La loro portata si rafforza quando mi rendo conto di non poter girare dove avrei voluto.
  6. Sono costretto a proseguire, sapendo bene che questo significherà, molto probabilmente, perdere almeno un’ulteriore mezz’ora prima di poter almeno parcheggiare. Nonostante tutto, riesco a mantenermi centrato e ad osservare ciò che sta accadendo dentro.
  7. Questo stato interiore mi pone nelle condizioni di cogliere l’unica opportunità di fare inversione, mettendomi praticamente di traverso in mezzo alla strada e sfruttando l’apertura di un garage che mi consente di girare agevolmente. Avverto la parte di me che si sente più sollevata.
  8. Ore 18.25. La persona che mi attende si aspetterebbe quasi di vedermi arrivare. Invece sono nel traffico e procedo a passo d’uomo, a circa 250 metri dal parcheggio. Le forme-pensiero emerse sono ancora lì che nuotano nel mio oceano di pace.
  9. Siccome mi reputo una persona puntuale e faccio sempre di tutto per esserlo, capisco che la Vita mi sta mettendo nelle condizioni di integrare il fuoco emotivo legato a quel condizionamento.
  10. Grazie a questa presa di coscienza, decido di LASCIARE ANDARE l’idea di dover essere puntuale a tutti i costi, di ARRENDERMI… e, istantaneamente, vedo dissolversi i demoni interiori che erano entrati nel mio campo di consapevolezza.
  11. Un senso di leggerezza mi pervade: alle 18.35 riesco a parcheggiare; alle 18.45 – miracolosamente – arrivo all’appuntamento.

Lavoro su di Sé – Arrendersi… nel traffico infernale! – Approfondimento

Si procede a passo lento. Molto lento. Ma, siccome ho percorso oltre 2/3 del tragitto e sono ancora le 17.50, avverto ancora un oceano di pace dentro di me.

L’oceano di pace è lo stato di neutralità in cui mi trovavo quando sono partito. Potevo notare solo qualche pensiero qua e là, ma dal punto di vista emotivo non c’era nulla di apprezzabile.

La situazione inizia a complicarsi nel momento in cui raggiungo il parcheggio: posti disponibili: ZERO. Auto incolonnate in ogni dove. Chi suona di qua, chi di là… Scooter che ti passano dappertutto… Insomma, condizioni ideali per il Lavoro su di Sé.

Il fatto di vedere già a distanza che non vi fossero posti disponibili, unito alla consapevolezza dell’impossibilità di vagliare un’alternativa a causa del blocco totale del traffico, hanno rappresentato due ottime condizioni esteriori per portare alla luce l’ombra inconscia su cui lavorare.

Mentre mi avvicino alla zona dell’inversione di marcia, comincio a vedere l’ansia e la frustrazione che turbano la quiete dell’oceano di pace. La loro portata si rafforza quando mi rendo conto di non poter girare dove avrei voluto.

“Chissà se riuscirò a fare inversione lì…” – “Quante auto… sarà impossibile!” – “Niente da fare, non c’è spazio, troppe auto!” – Questi, più o meno, i pensieri che si sono susseguiti e che hanno generato l’ansia e la frustrazione per l’impossibilità di tornare indietro e il conseguente accumulo di ritardo. Da un punto di vista più profondo, però, sappiamo bene che gli eventi esteriori sono stati l’effetto e non la causa.

Sono costretto a proseguire, sapendo bene che questo significherà, molto probabilmente, perdere almeno un’ulteriore mezz’ora prima di poter almeno parcheggiare. Nonostante tutto, riesco a mantenermi centrato e ad osservare ciò che sta accadendo dentro.

Se in questo momento mi fossi perso nell’identificazione con l’ombra, la presenza sarebbe stata risucchiata dai demoni interiori emersi, e mi sarei trovato in un oceano di disagio interiore incontrollato. Il fatto che sia rimasto in osservazione, mi ha consentito di continuare con il Lavoro su di Sé e vedere cosa stesse succedendo, prendendone le dovute distanze.

Questo stato interiore mi pone nelle condizioni di cogliere l’unica opportunità di fare inversione, mettendomi praticamente di traverso in mezzo alla strada e sfruttando l’apertura di un garage che mi consente di girare agevolmente. Avverto la parte di me che si sente più sollevata.

Lo stato di Presenza mi ha consentito di restare nel CENTRO del ciclone, totalmente lucido nonostante ciò che stesse accadendo “fuori”, e mi ha permesso di decidere cosa fare con un tempismo perfetto. Una volta fatta inversione, ho subito percepito una riduzione della tensione emotiva, evidentemente legata al fatto che avrei potuto perdere molto più tempo se fossi stato costretto ad andare a girare circa 400 metri più avanti.

Siccome mi reputo una persona puntuale e faccio sempre di tutto per esserlo, capisco che la Vita mi sta mettendo nelle condizioni di integrare il fuoco emotivo legato a quel condizionamento.

Il Lavoro su di Sé ci aiuta a comprendere proprio questo: la Vita lavora PER noi, non contro di noi. In questo particolare contesto, stava facendo emergere il fuoco emotivo legato al mio condizionamento all’IDEA di essere una persona puntuale. Quella frammentazione della mia personalità, l’IO-PUNTUALE, in quel momento rischiava di NON POTERSI AFFERMARE, NON ESISTERE, “MORIRE”… e l’emotività emersa era semplicemente il suo GRIDO DI PAURA.

Grazie a questa presa di coscienza, decido di LASCIARE ANDARE l’idea di dover essere puntuale a tutti i costi, di ARRENDERMI… e, istantaneamente, vedo dissolversi i demoni interiori che erano entrati nel mio campo di consapevolezza.

Il potere della RESA si è manifestato in tutto il suo splendore. ARRENDENDOMI, LASCIANDO ANDARE la parte di “me” caratterizzata dal voler essere puntuale a tutti i costi, sono uscito dall’identificazione con quell’entità egoica parassitaria che si nutriva delle mie emozioni basse, e mi sono ritrovato nell’oceano di pace dal quale ero partito, il quale, in realtà, era sempre stato lì…

Lavoro su di Sé – Arrendersi… nel traffico infernale! – Conclusione

Concludo il post con la consapevolezza che vi troverai certamente qualcosa di utile per te.

Però, indipendentemente da cosa possa sembrarti più importante per il tuo cammino nel magico mondo del Lavoro su di Sé, ti invito a riflettere su questo punto:

Il Lavoro su di Sé ci aiuta a comprendere proprio questo: la Vita lavora PER noi, non contro di noi. In questo particolare contesto, Essa stava facendo emergere il fuoco emotivo legato al mio condizionamento all’IDEA di essere una persona puntuale. Quella frammentazione della mia personalità, l’IO-PUNTUALE, in quel momento rischiava di NON POTERSI AFFERMARE, NON ESISTERE, “MORIRE”… e – l’emotività emersa – era semplicemente il suo GRIDO DI PAURA.

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