Lavoro su di Sé (in pratica) #3

Lavoro su di Sé (in pratica) #3

Nel post di oggi ti racconto dell’esperienza evolutiva che ho avuto a messa una settimana fa.

Prima, però, a scanso di equivoci e pregiudizi che potrebbero condizionarti nella lettura dell’articolo, preciso che il mio rapporto con Dio è quotidiano ed indipendente da qualsiasi dogma, culto o frequentazione. Sono però molto vicino agli insegnamenti di Gesù e credo che il significato profondo delle Sue parole vada oltre le interpretazioni comuni.

Sempre riguardo a Gesù, non mi interessa che sia l’incarnazione di Dio, un Maestro asceso o altro. Ciò che (per me) conta, sono i Suoi INSEGNAMENTI. E sono proprio i princìpi spirituali (e umani) che tendono alla Luce, quelli su cui oriento la mia esistenza e le mie azioni.

Ma adesso basta parlare della personalità “orizzontale” che sto usando per diffondere un messaggio “verticale” a beneficio di chi riuscirà ad accoglierlo dentro di sé.

Ti lascio al post, sperando possa esserti utile in qualche modo.

Buona lettura.

Lavoro su di Sé – Esempio reale #3

  1. Una persona a me cara mi rivolge questa richiesta: “Andiamo in chiesa oggi? È il Corpus Domini!”. “Ok” – le rispondo senza indugio (e dall’alto della mia parziale ignoranza in materia) – “Certo che ci andiamo!”.
  2. Ci incamminiamo a piedi verso la chiesa più vicina e, lungo il tragitto, incontriamo tante altre persone che hanno avuto la splendida idea di approfittare della meravigliosa giornata di sole per passeggiare.
  3. Arriviamo in leggero ritardo e siamo costretti a restare sul piazzale della chiesa, insieme ad altra gente che come noi non è potuta entrare. Come spesso accade quando si arriva in ritardo, comincia ad affiorare la sensazione di essere osservati in modo particolare… (la messa era già iniziata!).
  4. Durante la funzione, benché un po’ stanco mentalmente a causa di un sonno non proprio ristoratore, mi impongo di restare presente come mai fatto prima d’ora a messa, in modo da sfruttare quell’occasione a fini evolutivi.
  5. Nonostante riesca a ricordarmi di me nell’alzarmi e nel sedermi, ed applichi, inoltre, il principio degli “occhi negli occhi” (ne ho parlato in questo post) senza squadrare le persone ma guardandole negli occhi o – se di spalle – dietro la testa, mi accorgo che faccio fatica a restare concentrato sulle parole del sacerdote.
  6. Nel frattempo arriva qualche altro ritardatario… che mi consente di integrare un’altra porzione d’ombra. Poco prima ero nei suoi panni. Ora invece sono in quelli di coloro che prima probabilmente giudicavano me.
  7. Percependo ancora qualche difficoltà a restare focalizzato, decido di chiudere gli occhi e restare in attenzione divisa (sento di esistere e contemporaneamente ascolto il sacerdote). Questo mi fornisce una maggiore centratura e mi permette, inoltre, di lavorare sul senso del giudizio (nell’approfondimento ti spiego come).
  8. La messa prosegue: “Scambiatevi uno sguardo di pace“. Guardo la persona che è con me… e le stringo la mano. Lei forse si imbarazza un po’. Certamente qualcuno ci rimane male… e il mio Cuore immediatamente s’infiamma di compassione!
  9. È il momento eucaristico. Vado a prendere il Corpo di Cristo con disinvoltura, ma mi rendo conto che non tutti sono così disinvolti. Sono tutti “nella parte” (in misura minore anch’io), ma la cosa non mi distoglie dall’importanza che sto dando a quel momento.
  10. Tornato all’esterno della chiesa, mi raccolgo per qualche istante, affidandomi a Dio (insieme ai miei cari e all’umanità), dopodiché mi preparo per ricevere la benedizione.
  11. Terminata la funzione, al “rompete le righe”, tutti i convenuti escono dalla parte… e si rilassano un po’!

Lavoro su di Sé #3 – Approfondimento

Andiamo ora ad approfondire i punti più interessanti in chiave evolutiva e del Lavoro su di Sé.

Una persona a me cara mi rivolge questa richiesta: “Andiamo in chiesa oggi? È il Corpus Domini!”. “Ok” – le rispondo senza indugio (e dall’alto della mia parziale ignoranza in materia) – “Certo che ci andiamo!”.

Come detto, seguo Gesù e i suoi insegnamenti. Al catechismo ero bravo, ma ricordo poco. Quando entro in una chiesa avverto una profonda vibrazione di pace. La stessa pace che avverto all’ombra di un albero. Non è importante il posto in cui ti trovi se vuoi sentire la presenza di Dio. Ciò detto, ho accolto l’invito con grande piacere!

Arriviamo in leggero ritardo e siamo costretti a restare sul piazzale della chiesa, insieme ad altra gente che come noi non è potuta entrare. Come spesso accade quando si arriva in ritardo, comincia ad affiorare la sensazione di essere osservati in modo particolare… (la messa era già iniziata!).

Ti sarà certamente capitato di sentirti gli occhi della gente addosso. L’intensità di questa sensazione è direttamente proporzionale al livello di giudizio che porti dentro. Siccome lavoro sul non giudizio da molto tempo, in questa circostanza mi sono accorto di quanto fosse blanda l’intensità della sensazione di essere osservato (e giudicato).

Durante la funzione, benché un po’ stanco mentalmente a causa di un sonno non proprio ristoratore, mi impongo di restare presente (come mai prima d’ora a messa), in modo da sfruttare quell’occasione a fini evolutivi.

Siccome ogni occasione è utile per accumulare presenza e riappropriarsi di una porzione di Luce a scapito dell’ombra, mi sono imposto di farlo in quel particolare contesto, reiterando l’intenzione tutte le volte che sentivo di perdere la concentrazione. Reiterare l’intenzione è molto utile nel Lavoro su di Sé.

Nonostante riesca a ricordarmi di me nell’alzarmi e nel sedermi, ed applichi, inoltre, il principio degli “occhi negli occhi” (ne ho parlato in questo post) senza squadrare le persone ma guardandole negli occhi o – se di spalle – dietro la testa, mi accorgo che faccio fatica a restare concentrato sulle parole del sacerdote.

Pur reiterando l’intenzione, però, ci sono momenti in cui è tutto molto più difficile. Secondo me si tratta delle occasioni migliori per sforzarsi di farlo, poiché è come provare a correre portando un macigno sulle spalle. Quando il macigno non c’è più, non si corre… si vola! Naturalmente in questo caso il mio “macigno” era la stanchezza mentale.

Nel frattempo arriva qualche altro ritardatario… che mi consente di integrare un’altra porzione d’ombra. Poco prima ero nei suoi panni. Ora invece sono in quelli di coloro che prima probabilmente giudicavano me.

In questa circostanza ho realizzato che in me fossero presenti piccoli residui d’ombra, che ho subito integrato attraverso l’osservazione. Alla fine ho sorriso per la chiara lezione che stavo ricevendo dalla Provvidenza. La prossima volta che tarderò ad un appuntamento, a livello interiore sarò probabilmente imperturbabile.

Percependo ancora qualche difficoltà a restare focalizzato, decido di chiudere gli occhi e restare in attenzione divisa (sento di esistere e contemporaneamente ascolto il sacerdote). Questo mi fornisce una maggiore centratura e mi permette, inoltre, di lavorare sul senso del giudizio

Questa è stata l’intuizione che ha dato la svolta. Con il semplice atto di chiudere gli occhi, ho ottenuto due fondamentali risultati:

  1. Sono riuscito ad interrompere gli stimoli sensoriali visivi, raccogliendo l’attenzione all’interno, e dividendola con l’esterno. Più semplicemente, mi sono ricordato di me mentre ascoltavo il sacerdote.
  2. Ho lavorato sul senso del giudizio in quanto, essendo l’unico con gli occhi chiusi – ed avendo persone di fronte a me che praticamente mi guardavano negli occhi – non mi sono posto il problema di essere osservato per il fatto che chiudessi gli occhi per l’intera messa (sia da seduto che in piedi).

Mi sono sentito subito centrato e sono riuscito ad essere molto più presente e attento alle parole del sacerdote, nonostante fossi un po’ annebbiato mentalmente a causa della stanchezza.

La messa prosegue: “Scambiatevi uno sguardo di pace“. Guardo la persona che è con me… e le stringo la mano. Lei forse si imbarazza un po’. Certamente qualcuno ci rimane male… e il mio Cuore immediatamente s’infiamma di compassione!

In questo caso ho volutamente messo di fronte alla propria ombra la persona che era con me. Dopo le ho spiegato perché lo avessi fatto, e lei ha apprezzato. L’effetto collaterale è stato vedere alcuni dei partecipanti alla funzione in lieve difficoltà nel vedere che ci stessimo stringendo la mano… e ho sinceramente provato l’emozione superiore della compassione per delle anime che, ai miei occhi, erano intrappolate nei condizionamenti della personalità.

È il momento eucaristico. Vado a prendere il Corpo di Cristo con disinvoltura, ma mi rendo conto che non tutti sono così disinvolti. Sono tutti “nella parte” (in misura minore anch’io), ma la cosa non mi distoglie dall’importanza che sto dando a quel momento.

Quando lavori al risveglio dell’Anima ed osservi i meccanismi e gli automatismi della macchina biologica in cui vivi, cominci a vedere le stesse dinamiche anche negli altri. In questa circostanza era palese quanto gli altri fossero identificati con il ruolo che stavano recitando, senza abbandonare il copione neanche al momento della comunione!

Tornato all’esterno della chiesa, mi raccolgo per qualche istante, affidandomi a Dio (insieme ai miei cari e all’umanità), dopodiché mi preparo per ricevere la benedizione.

“Sia fatta la Sua volontà”. È questa la frase che mi sono ripetuto, mentre visualizzavo le persone care e le affidavo al Divino. Non possiamo avere la presunzione (egoica) di sapere ciò che sia giusto per noi, per i nostri cari e per l’intera umanità. Solo la Vita sa cosa sia meglio per ciascuno di noi. Il nostro compito è creare le condizioni per ascoltare la voce della nostra Anima, che è in connessione diretta con il Divino.

Terminata la funzione, al “rompete le righe”, tutti i convenuti escono dalla parte… e si rilassano un po’!

Commedia finita. Gli attori ringraziano il pubblico e… cambiano abito (maschera)!

Il terzo post sul Lavoro su di Sé in pratica termina qui.

Grazie di averlo letto.

Anima sul Sentiero
Sii la Fiamma che arde nella notte.

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