Lavoro su di Sé (in pratica) #2

Lavoro su di Sé (in pratica) #2

Nell’articolo di questa settimana ti racconto un episodio che mi è accaduto giovedì scorso e che mi ha dato l’ennesima possibilità di mettere in pratica i principi del Lavoro su di Sé, ai quali accenno praticamente in ogni post del blog.

Se prestassimo più attenzione alla nostra vita, ci renderemmo conto che ogni secondo può metterci di fronte a zone d’ombra interiori che troppo spesso ignoriamo o facciamo finta di non vedere, e che ogni attimo è utile per applicare i principi del Lavoro su di Sé.

Stavolta ho lavorato con nostalgia e tristezza.

Buona lettura.

Lavoro su di Sé – Esempio reale #2

  1. Sono nel bagno di casa e sto per farmi uno shampo. Siccome mi sono dato la regola che tutte le volte che curo la mia igiene personale devo impegnarmi ad essere presente, mi predispongo in una condizione di ascolto delle sensazioni del corpo fisico e di ciò che dovesse emergere dal mentale e dall’emotivo.
  2. Chino il capo, mi bagno i capelli e comincio a distribuire lo shampo. Il fatto di essere presente nell’azione mi fa diventare consapevole di un ricordo collegato all’odore dello shampo e alla sensazione dell’acqua calda, che mi riporta a quando praticavo uno sport che mi ha regalato tante soddisfazioni.
  3. Trattandosi di un periodo indimenticabile della mia vita, sento emergere le cariche emotive della tristezza e della nostalgia dei successi sportivi personali, insieme al pensiero “che bei tempi… come sarebbe bello riviverli… purtroppo non torneranno più…“.
  4. Se questa cosa mi fosse capitata meno recentemente, tali pensieri ed emozioni avrebbero innescato un circolo vizioso che a sua volta avrebbe generato ulteriori pensieri ed emozioni in risonanza con la loro vibrazione. Avrei quindi pensato ad altre cose per le quali provare nostalgia e tristezza.
  5. Stavolta invece non ci casco e osservo subito ciò che sta accadendo, senza farmi trasportare dalle correnti emotive e mentali (cioè senza identificarmi con ciò che vedo ma restando osservatore).
  6. Benché continui ad osservare le manifestazioni del corpo emotivo e di quello mentale (che tra l’altro si fanno ben percepire nel corpo fisico, all’altezza dello stomaco), sento chiaramente la forza del “corpo di dolore” (per citare Eckhart Tolle) che cerca di trascinarmi in una spirale emotiva negativa.
  7. Allora penso bene di radicarmi nel corpo fisico e comincio ad intensificare la presenza, sentendo, oltre che le manifestazioni emotive e mentali, anche quelle fisiche. Questo mi dà la forza necessaria per non farmi portar via e per restare testimone di ciò che sta accadendo.
  8. In alcuni momenti tentenno… rischiando di incentivare nostalgia e tristezza, ma poi accetto totalmente ciò che sta accadendo e lascio andare, almeno per il momento, quella parte di me che ha bussato alle porte della coscienza.

Lavoro su di Sé #2 – Approfondimento

Tutto ciò che hai letto si è svolto in meno di 5 minuti, shampo compreso. Raccontandolo mi sembra di rivivere quei momenti e riesco a cogliere sfumature che in quegli istanti di Lavoro su di Sé non erano così evidenti.

Questo accade quando il tuo livello di presenza è veramente intenso. Solo in quei momenti puoi dire di essere realmente VIV@.

Ed è proprio per questo che insisto col dire che il Lavoro su di Sé (l’auto-osservazione, la presenza nel qui e ora, il sentire di esistere al di là dei tuoi corpi, lo stare sull’emozione) deve diventare la tua seconda natura.

Quando SENTI che sei Viv@ e lasci andare l’identità illusoria che hai permesso si sviluppasse negli anni, senti anche la tua IMMORTALITÀ e affronti con maggiore serenità le vicissitudini della Vita, che diventa quasi un gioco.

Ora approfondiamo i singoli punti nell’ottica del Lavoro su di Sé.

… Siccome mi sono dato la regola che tutte le volte che curo la mia igiene personale devo impegnarmi ad essere presente, mi predispongo in una condizione di ascolto delle sensazioni del corpo fisico e di ciò che dovesse emergere dal mentale e dall’emotivo.

Darsi una regola significa pianificare uno sforzo di volontà. Avendo quindi pianificato di portare l’attenzione nel momento presente tutte le volte che curo la mia igiene (trattandosi di un insieme di azioni sistematico e quotidiano), mi sono fatto trovare pronto, cioè SVEGLIO, all’appuntamento con il corpo emotivo.

… Il fatto di essere presente nell’azione mi fa diventare consapevole di un ricordo collegato all’odore dello shampo e alla sensazione dell’acqua calda, che mi riporta a quando praticavo uno sport che mi ha regalato tante soddisfazioni.

Come detto, partendo da uno stato di presenza, non mi sono perso nei pensieri ma ho potuto subito vedere il primo ricordo che è stato innescato dalle percezioni sensoriali dell’acqua calda e del profumo dello shampo, evidentemente associate al ricordo.

Trattandosi di un periodo indimenticabile della mia vita, sento emergere le cariche emotive della tristezza e della nostalgia dei successi sportivi personali, insieme al pensiero “che bei tempi… come sarebbe bello riviverli… purtroppo non torneranno più…“.

Il ricordo ha fatto riattivare il ruolo dello “sportivo di successo” (frammentazione della personalità o sub-personalità), una delle tante identità fittizie con cui mi sono identificato nella vita, la quale ha provato nostalgia – e relativa tristezza – per i tempi andati. Se sono riuscito ad essere presente a ciò che accadeva, è stato proprio grazie all’essere entrato nell’esperienza già in stato di presenza.

Se questa cosa mi fosse capitata meno recentemente, tali pensieri ed emozioni avrebbero innescato un circolo vizioso che a sua volta avrebbe generato ulteriori pensieri ed emozioni in risonanza con la loro vibrazione. Avrei quindi pensato ad altre cose per le quali provare nostalgia e tristezza.

Quando non hai accumulato una buona dose di presenza (quando cioè non hai “rafforzato” l’Anima a sufficienza), è molto probabile che la personalità/ego prenda il sopravvento e ti trascini nei suoi viaggi psico-emotivi. Il rischio, in questi casi, è farsi travolgere in una spirale di emozioni in risonanza con quelle originarie, da cui poi è molto più difficile tirarsi fuori.

Stavolta invece non ci casco e osservo subito ciò che sta accadendo, senza farmi trasportare dalle correnti emotive e mentali (cioè senza identificarmi con ciò che vedo ma restando osservatore).

Ai tuoi demoni interiori devi togliere il nutrimento, non offrirglielo… altrimenti diventi schiav@ della loro voracità, totalmente sottomess@ al loro volere. Il padrone (o la padrona) sei – e devi essere – TU.

Benché continui ad osservare le manifestazioni del corpo emotivo e di quello mentale (che tra l’altro si fanno ben percepire nel corpo fisico, all’altezza dello stomaco), sento chiaramente la forza del “corpo di dolore” (per citare Eckhart Tolle) che cerca di trascinarmi in una spirale emotiva negativa.

Questo dimostra che bisogna sempre vegliare sui propri stati interiori, senza credere (presuntuosamente) di aver raggiunto una posizione dominante rispetto alla mente e alle emozioni. Se dovesse capitarti di sentirti forte rispetto ai 3 corpi inferiori, quasi certamente si tratterebbe di una sensazione puramente egoica (quindi un inganno). Lasciala andare.

Allora penso bene di radicarmi nel corpo fisico e comincio ad intensificare la presenza, sentendo, oltre che le manifestazioni emotive e mentali, anche quelle fisiche. Questo mi dà la forza necessaria per non farmi portar via e per restare testimone di ciò che sta accadendo.

Siccome mi sono accorto che il flusso di presenza non era costante, ho avuto la prontezza di portare l’attenzione alle sensazioni corporee, e questo mi ha definitivamente radicato nel Cuore, il punto dal quale sgorga la sensazione di esistere.

…ma poi accetto totalmente ciò che sta accadendo e lascio andare, almeno per il momento, quella parte di me che ha bussato alle porte della coscienza.

L’ultimo passo – quello definitivo – è stato LASCIARE ANDARE tutto ciò che mi aveva fatto visita.

Il Lavoro su di Sé, quando si tratta dell’osservazione del corpo emotivo, dovrebbe sempre concludersi con l’intenzione spirituale di lasciare andare, seguendo questo schema:

  1. Il piombo si fa vedere;
  2. Tu lo accogli dentro di te (femminile);
  3. Poi lo penetri (maschile) con la luce della coscienza;
  4. Infine lo lasci andare (non attaccamento).

Si tratta, in un certo senso, di fare l’amore con le emozioni (ne ho parlato in quest’articolo).

I punti 3 e 4 determinano la lavorazione del piombo. Quest’ultimo, una volta lasciato andare, non sarà più quello di prima ma avrà subito un trattamento alchemico trasformativo che dovrai reiterare tutte le volte che ti si dovesse ripresentare.

Il secondo post sul Lavoro su di Sé in pratica termina qui.

Se ti è stato utile o hai qualche domanda, commenta pure 🙂

Grazie.

Anima sul Sentiero
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